giovedì 22 ottobre 2015

L'intervento in Aula della senatrice Laura Bignami sul collegato ambientale

RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE 2015
(Pomeridiana)

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Discussione del disegno di legge:
(1676) Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economye per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Collegato alla manovra finanziaria)



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PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bignami. Ne ha facoltà.
BIGNAMI (Misto-MovX). Cari colleghi, signor Presidente, rappresentante del Governo, poco dopo la bufera costituzionale ci troviamo qui a discutere un testo che la Camera dei deputati ha licenziato il 13 novembre dello scorso anno. Sì, nel 2014: da allora è passato un tempo infinito. Ho vissuto in Commissione mesi di rinvii continui in cui ogni altro provvedimento appariva più urgente e questo disegno di legge soltanto un ostacolo da bypassare.
Oggi finalmente il provvedimento approda nell'Aula del Senato. Sarà forse perché stiamo per iniziare l'esame del disegno di legge di stabilità per il 2016? Ricordo, infatti, che questo testo era il collegato ambientale alla legge stabilità 2014: arriva da Letta, ma non diletta e tanto meno alletta.
Potrei chiudere qui il mio intervento, ridendo di noi e della nostra inefficienza, ma cominciamo ad analizzare la nostra incapacità a gestire tali questioni. Entriamo nel merito: cos'è il collegato ambientale? È il manifesto e la puntuale realizzazione di una politica ambientale o soltanto un insieme di correzioni ed adeguamenti alle direttive europee? Adeguamento obbligatorio, certo, altrimenti entriamo in infrazione. Le infrazioni dell'Unione europea a carico dell'Italia ad oggi sono 97, di cui 23 relative all'ambiente. Avete idea di quanto questo ci costa? Altro che tagliare il trasporto ai disabili; altro che diventare sordi sul caregiver; altro che tagliare sulla sanità; altro che negare gli educatori ai ragazzi fragili. Prevenite le infrazioni e non pagherete le multe e noi tutti saremo un po' più ricchi: questa deve essere la vostra politica. Facciamo un conto semplice: dividendo le 97 infrazioni per le 23 categorie previste, il risultato è di circa 4 infrazioni per categoria. E posso citare a caso o in ordine alfabetico le categorie: affari economici, affari esteri, agricoltura, appalti, eccetera.
Dunque, in media, ci sono praticamente quattro infrazioni per ognuna di queste voci. Scopriamo poi che le tematiche che hanno il doppio della media delle infrazioni sono solamente due, ma l'ambiente ha un numero di infrazioni cinque volte superiore alla media, perché il numero 23 supera per più di cinque volte il numero 4. Questo è indicativo della sensibilità che il Governo nutre sui temi ambientali, che è cinque volte inferiore rispetto a quella riferita agli altri argomenti.
Per riprendermi dalla confusione, passiamo ai grandi numeri. In Parlamento giacciono senza risposta 2.276 interrogazioni e interpellanze, indirizzate al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: il senatore Amidei ne sa qualcosa. Lo ripeto: sono ben 2.276. Mi preme sottolineare che il 26 febbraio del 2014, più di un anno fa - non si tratta del febbraio di quest'anno, ma dello scorso - ho presentato a mia prima firma un'interpellanza con procedimento abbreviato, indirizzata al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sul delicato problema dell'inquinamento delle acque e, in particolare, del fiume Olona. Ai sensi dell'articolo 156-bis, a pagina 259 del Regolamento del Senato, avrei dovuto avere una risposta entro quindici giorni. È passato più dì un anno e mezzo e non ho ricevuto nessuna risposta. Altro che decretare la buona scuola: qui forse è meglio inventarsi il buon Ministero!
Perché il Governo si mostra sordo alle istanze e alle proposte in tema ambientale che arrivano del Parlamento?



Ci si limita a dare attuazione a disposizioni europee, il che da un lato è corretto, ma sarebbe opportuno anche considerare le problematiche specifiche del nostro territorio e trovare soluzioni atte a risolverle, a partire dal cambiamento climatico che sta interessando il nostro Paese e dal rischio idrogeologico che ne consegue. Siamo ormai in un Paese che ha paura della pioggia, che è come dire di aver paura della propria ombra, perché la pioggia ci sarà sempre. Nessun Governo è ancora riuscito a investire sulla prevenzione. Si verificano frane, allagamenti, terremoti, smottamenti, straripamenti, inondazioni e "chi più ne ha, più ne metta". Purtroppo, spesso, a questi eventi si associano anche i decessi. Sono davanti agli occhi di tutti, in questi giorni, i disastri provocati dal maltempo nel territorio del Sannio ed esprimo la mia solidarietà alle popolazioni colpite. Non vorrei, però, che ancora una volta, passata l'emergenza, il tutto cadesse nel dimenticatoio.
Non è sufficiente attenersi alle disposizioni europee: il Governo individui e dia impulso ad un chiaro indirizzo politico. In tema ambientale abbiamo assistito a molte irregolarità, anche negli altri Paesi, e il caso Volkswagen è solo la punta di un iceberg. Per smarcarsi dall'Europa, però, l'Italia dovrebbe avere una sua politica ambientale, chiara e coerente: le misure adottate da questo Governo negli ultimi mesi, invece, appaiono schizofreniche.
Agli interventi per favorire la green economy e diminuire il volume dei rifiuti se ne contrappongono altri, come ad esempio l'articolo 35 del decreto sblocca Italia, che trasforma gli inceneritori in insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, dimezzando i tempi per le procedure di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale.
Se devo continuamente diminuire i volumi - è questo quello che viene detto nel provvedimento - e incentivare la raccolta differenziata, perché viene dato il via libera alla costruzione di 12 nuovi inceneritori? I siti vecchi di quasi quarant'anni, in possesso della qualifica "R1", come quello che sta vicino casa mia, a Busto Arsizio, nella mia già impestata Lombardia, sono riabilitati per incenerire rifiuti provenienti da ogni parte d'Italia. Sono a due passi da Seveso e la diossina si accumula. Il rifiuto bruciato è una risorsa bruciata. Possibile che sia tanto difficile da capire?
Non tenete l'orizzonte ai vostri piedi: alziamo lo sguardo verso le nuove tecnologie di smaltimento definitivo e di riciclaggio. Non è questa la politica ambientale che abbiamo in mente.
Tornando al testo che stiamo esaminando, suscita particolari perplessità l'articolo 2, relativo alle operazioni condotte in mare per la ricerca degli idrocarburi, che possono avere gravi ripercussioni per il nostro mar Mediterraneo. Mentre la Svezia punta ad arrivare tra vent'anni all'autosostenibilità totale con la green economy, noi in Italia abbiamo fissato come obiettivo per l'impiego delle fonti rinnovabili il 17 per cento. E nel frattempo facciamo del nostro Mediterraneo un colapasta.
In Italia manca una cultura ambientalista radicata. Non esitiamo a mettere a rischio il nostro Mediterraneo con interventi molto pericolosi: non tutti i danni sono reversibili; ripeto, non tutti i danni sono reversibili.
L'articolo 1 del collegato ambientale prevede per il comandante della nave l'obbligo di esibire l'assicurazione per il trasporto di materiali inquinanti, ma questa diventa una misura blanda se non si prevedono nel contempo pesanti sanzioni per il proprietario del carico che non ne è in possesso. Sono misure appaiono come una presa in giro. Molte altre misure sono rimandate a decreti attuativi, e conoscendo i tempi di questo Governo, probabilmente non avranno mai luce; potrebbero restare soltanto delle buone intenzioni.
Ben vengano all'articolo 4 del testo proposto dalla Commissione le disposizioni per incentivare la mobilità sostenibile, quella dolce. Modifichiamo, però, la dicitura «per contrastare sovrappeso e obesità», che appare fortemente riduttiva e che potrebbe poi indurre inutili tweet alla Gasparri. È discriminante scrivere «sovrappeso e obesità», non nei confronti di chi non è in sovrappeso, ma di tutte le altre patologie. Molto meglio sostituirla con l'espressione «contrastare i problemi relativi alla vita sedentaria», così ne siamo tutti compresi, perché da essa derivano non solo l'obesità, ma anche numerose malattie come diabete, flebite, problemi di circolazione sanguigna e molte altre. O le elenchiamo tutte o inseriamo una dicitura generica.
Un punto sul quale siamo intervenuti, che considero assai rilevante, è quello dello smaltimento dell'amianto. Con un emendamento abbiamo previsto che sia concessa una percentuale maggiore di credito d'imposta ai soggetti che utilizzano il metodo dell'inertizzazione, assai più sicuro rispetto ad altri, che risolverebbe il problema delle discariche.
Dobbiamo cambiare rotta. Questo sistema non sta in piedi dal punto di vista fisico: siete come un campo elettrico nullo; ci sono tanti elettroni, ma vanno ognuno in una direzione diversa. Gli elettroni devono muoversi tutti nella stessa direzione per generare corrente, invece voi mancate di una visione d'insieme, di un coordinamento; date sempre un colpo al cerchio e un colpo alla botte.
Per salvaguardare l'ambiente e la nostra salute, occorre fare investimenti anche senza pensare al pareggio di bilancio o ad un ritorno economico. Dovreste capire che dalle spese per l'ambiente derivano meno problemi per la salute dei cittadini. Se respiriamo aria pulita, mangiamo cibo sano e beviamo acqua pulita avremo meno malati e quindi meno spese pubbliche per la sanità. Non dovete cadere nella stessa trappola che in economia viene chiamata "sconto iperbolico", cioè l'accettazione di qualcosa subito invece che di un grande ritorno dopo.
Fino ad oggi abbiamo pagato per scelte sbagliate, lo sconto iperbolico delle scelte immediate ed urgenti a breve termine. Da questo vortice, senza una rivoluzione anticapitalista e antineoliberista, non ne usciremo mai. (Applausi dal Gruppo Misto-SEL e dei senatori Campanella e Mussini).

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