lunedì 27 luglio 2015

La senatrice Bignami commenta il sopralluogo alla Ferriera di Servola (Trieste)

Lo scorso 20 luglio sono stata in missione a Trieste per un sopralluogo alla ferriera di Servola, un impianto siderurgico che dalla fine dell' 800 a oggi sforna e lavora ghisa e prodotti siderurgici.
Lo scorso maggio è stata acquisita dal Cavalier Arvedi, proprio quello che di grattacapi ambientali ne ha già dati tanti a Cremona e alla Lombardia. Mi ha quindi stupita solo in parte ritrovare a Trieste le criticità cremonesi.
Prima di entrare nello stabilimento, la delegazione parlamentare ha fatto visita alle abitazioni in prossimità della ferriera: un intero rione vive sotto i camini degli altiforni e ogni giorno viene investita da una nuvola di polveri che si depositano ovunque ed entrano nelle case. I dubbi sull’origine di quel materiale vengono presto fugati: basta una calamita, che le attrae a sé e ne svela i composti ferrosi. Nessun traffico, cementificio o inceneritore, insomma.
A poche centinaia di metri c’è anche un asilo. Superfluo ogni commento sull’opportunità di lasciare che dei bambini possano essere esposti quotidianamente a tali quantità di inquinanti.
Altro elemento che ha suscitato la mia preoccupazione è quello relativo alla coltivazione di prodotti ortofrutticoli nei terreni privati limitrofi alla Ferriera, anche perchè al momento non sono stati resi pubblici dati analitici relativi alla qualità dei suoli, e non è stato chiarito se ci siano rischi per la salute degli abitanti derivanti dal consumo dei prodotti agroalimentari ivi coltivati.
Ho potuto constatare che le centraline che li rilevano, tra l’altro, sono tutte collocate sotto alberi grandi e frondosi. Un ombrello naturale perfetto, capace di prevenire il deposito degli inquinanti sui sensori che dovrebbero descrivere la qualità dell’aria.
A seguire, l’intervento compiuto all’interno della ferriera di Servola e le audizioni svolte in Prefettura, hanno lasciati irrisolti una serie di quesiti che valgono, io credo, anche per il territorio lombardo.
Quanto inquinamento di origine industriale possiamo tollerare, prima che si attivino sindaci, arpa e autorità sanitarie? Quanto vale la salute dei cittadini, tutti i cittadini, quando viene agitato lo spettro di ricatto occupazionale? Insomma quanto è sano questo “inquinamento a norma di legge”? Quali rischi biologici per il consumo di prodotti ortofrutticoli ivi coltivati.
Proprio su quest'ultimo tema urgente e delicato ho preparato un'interrogazione urgente al governo.


Nessun commento:

Posta un commento