mercoledì 11 giugno 2014

Pubblichiamo l'intervento in Aula della senatrice Bignami per argomentare le proprie dimissioni dal Senato della Repubblica

Signor presidente,
colleghi Senatori, ex colleghi 5 Stelle.
Non avrei voluto discutere qui in prima istanza queste dimissioni, e avrei voluto che la loro accettazione  passasse prima per una votazione secondo gli strumenti previsti dalle regole del nostro Movimento, regole disattese e, seppur misere, oltraggiate.




Per quanto mi riguarda, la preziosa e grande esperienza del Movimento 5 Stelle e del Senato della Repubblica, giunge al termine.
Non giunge però al termine l’impegno nei valori e nelle idee che PERSEGUO. Non giunge al termine l’entusiasmo, la correttezza, l’impegno e la determinazione con la quale ho portato avanti le battaglie a difesa della democrazia, della giustizia e dei più deboli.
SE ancora esistono armi nobili e pacifiche per difendere il pensiero originale e la buonafede nei principi e nei valori che si è condiviso, QUESTE sono le DIMISSIONI e la pubblica discussione in questa aula.
Le presento oggi, determinate dalla coerenza nei confronti di un impegno preso con gli elettori e da una ostinata e presuntuosa coerenza nei confronti di principi da me condivisi e dichiarati. Principi oramai in disuso e disattesi presso tutte le forze politiche, compresi movimenti di qualunque genere, leader e garanti capipopolo di qualsiasi tipo.
Assistiamo ogni giorno a promesse politiche che vengono smentite di continuo, la maggior parte di esse solo perché FIGLIE di un vecchio modo di far politica, di debolezza intellettuale o economica, non all’altezza di una classe politica che meriteremmo.
Sottolineo che si tratta di dimissioni dal Senato della Repubblica e non dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle. Non lo sono state prima, per un verso, e non lo sono ora, paradossalmente per un altro.
In risposta alla denuncia dell’irregolarità dell’espulsione dei nostri colleghi, manifestata presentando immediatamente le dimissioni ancora prima che fosse noto il risultato delle votazioni in rete, abbiamo subìto l’ennesima azione irregolare da parte di chi ha ritenuto che il Movimento non poteva permettersi voci fuori dal coro, forse in realtà più intonate di altre.
Stiamo ancora aspettando un verbale o uno straccio di documento ufficiale dove la nostra espulsione sia manifestata e chiaramente controfirmata, oltre ad aspettare il video relativo alla vergognosa riunione della espulsione corale dei nostri colleghi.
E non voglio discutere dei meriti, perché è sufficiente considerare i metodi per capire l’ingiustizia subìta.
Le stesse regole violate per i colleghi lo sono state anche per noi.
Se un figlio volesse andarsene lo ripudieremmo senza ascoltare le sue ragioni? Non faremmo di tutto per capire almeno il perché?
E più che mai siamo rimasti colpiti dal silenzio e dall’accondiscendenza che, anche i più combattivi e urlatori amanti della democrazia e della giustizia, hanno cominciato a manifestare da quel giorno.
Attenzione colleghi, il silenzio è il primo piccolo passo verso la corruzione.
Io lo chiamo silenzio, ma che cos'è se non omertà?
Dove è tutto il vostro onore?

Non POTEMMO neanche discuterle e non potemmo neanche, come alcuni di noi avevano pensato, proporre una riappacificazione democratica interna al gruppo, dopo mesi di gestione fortemente discutibile, richiedendo che la votazione delle precedenti espulsioni venisse rifatta sulla base di accuse comprovate, votata singolarmente, dopo un tempo sufficiente alla difesa degli espulsi e dopo un confronto con il territorio.

Qualcuno nel gruppo crede che ciò che pensa la maggioranza sia vero, senza però accorgersi di una essere minoranza di un gruppo più vasto: il senato. Senza porsi ulteriori domande su ciò che è davvero la democrazia (cit. Gustavo Zagrebelsky, "Imparare la democrazia") e cioè, citando Zagrebelsky, la democrazia è:
• Fede in qualcosa;
• Cura delle personalità individuali;
•  Spirito del dialogo
• Spirito dell’uguaglianza;
• Apertura verso chi porta identità diverse;
• Diffidenza verso le decisioni irrimediabili;
• Atteggiamento sperimentale;
• COSCIENZA di maggioranza e di minoranza;
• Atteggiamento altruistico;
• Cura delle parole;
La politica, fatta nei giusti modi, è un mestiere che diventa un lavoro. Lavoro che diventa gratificante e di VALORE solo nell’ottica del SERVIZIO e non nell’ottica della sopraffazione numerica e matematica, scioccamente scambiata per democrazia.
Agli inizi eravamo in pochi con un “garante” nel simbolo di una lista civica, un distintivo di onestà e correttezza, di voglia di cambiare, di sostituire i parassiti della politica che anche oggi approfitteranno di questo momento per attaccare il Movimento 5 Stelle tout court, invece che limitarsi alla critica dei metodi,
comunque lontani anni luce dai loro giochi di potere, dai loro mille cambiamenti di casacca.
Portavamo la nostra professionalità e la nostra normalità di cittadini senza volto, terminali di una rete, tramite lo sviluppo sul territorio di varie piattaforme democratiche legislative e di autogoverno. Eravamo quelli che non mettevano i volti sui manifesti e rifiutavano i protagonismi, perché le idee hanno bisogno di gambe per camminare, non di facce.
Oggi qualcuno di voi firma la presenza in Commissione ed esce immediatamente per andare in TV.
Nihil novi sub sole.
La scienza politica insegna che la tipologia di leadership può essere democratica o autoritaria.
Nel gruppo ha prevalso, seppur di poco, la parte “decisionista”, che reputa positivamente la leadership autoritaria, mentre quella “dialogante” è scomparsa.
Il Movimento, che da sempre ha oscillato tra le due visioni, ha abbracciato unilateralmente la strada decisionista.
Ha allontanato da sé sia gli eletti che gli elettori aperti ad una realtà più partecipativa, in particolare per quanto riguarda il dialogo, la rete e l'autogoverno web.
Le 5 stelle erano l’unica nostra bandiera, laica e pacifista. Noi eravamo altro e oltre, ma molti hanno PERSO di vista proprio quelle stelle e la loro priorità. Vi auguro un ritorno al dialogo democratico.
Il Movimento 5 Stelle, o meglio i suoi ideatori, professano la politica come un servizio temporaneo ma il “punto di non ritorno” dall’impegno politico, diretto o indiretto, è reale e tangibile. Tanti di noi, anche i più puri, oramai l’hanno attraversato, ed è diventato un mestiere, anche per chi , di fatto, ne ha preso le redini.
Tutto ciò andrebbe ratificato democraticamente, con nuove regole, con un progetto nazionale aperto a tutto il popolo 5 Stelle e non ai soliti pochi amici del capo, autotrasformatisi in gruppo dirigente.
Sono convinta che la rivoluzione del movimento abbia avuto un impatto fenomenale sul cambiamento della politica e che l’effetto “tsunami” sia stato determinante. Credo che la politica stia cambiando e che noi ne siamo stati i principali artefici. I risultati ancora mancano. La corruzione è una piaga onnipresente. La crisi economica continua e peggiora. Non bastano le parole. Non basta dire solo di no. Bisogna essere propositivi e costruttivi se si vuole davvero un futuro migliore.
Quando le cose cambiano e convinti di essere nel giusto ci si trova in minoranza, le soluzioni sono due: cambiare democraticamente oppure farsi da parte. Se lo strumento per combattere democraticamente non è disponibile è meglio farsi da parte e uscire da quest’aula.
Non ritenendo quindi di poter continuare con tale disarmonia intellettuale e di principio, rassegno a quest’aula le mie dimissioni, segno tangibile di una necessità di sforzo e rinnovamento, e di esempio per tutti.

Comunque, ed in ogni caso, sosterrò coloro che liberi e rappresentativi, credono ancora nel sogno di poter procedere con il dialogo ed il confronto al rinnovamento della classe politica.
Se verranno accettate tornerò alla mia famiglia e ai miei figli, con qualche rimpianto ma senza rimorsi, perché la coerenza e la sincerità sono l’esempio di cui hanno bisogno, perché hanno bisogno di fatti, mentre in quest’aula a fine corsa, e sulla rete digitale, vedo solo parole e affari.
Hanno bisogno di conoscere che, come afferma Kant, «ogni politica deve piegare le ginocchia davanti alla morale, e solo così sperare che essa pervenga, sia pure lentamente, a un grado in cui potrà brillare di durevole splendore»
Diversamente continuerò a portare in aula gli stessi valori che mi hanno portati qui lavorando con la coerenza e la passione di sempre.

Sig. Presidente,
comunque vada… me ne farò una ragione.
Ringrazio tutti della bella esperienza e come di ogni esperienza ne farò il mio UNICO tesoro.