mercoledì 20 gennaio 2016

Intervento in Aula della senatrice Laura Bignami sul ddl riforme costituzionali. 20.01.2016



Signora Presidente, Governo, sono un po' in imbarazzo perché, in realtà, ho pensato per tutto questo tempo se fosse il caso di intervenire. Poi ho concluso che fa parte dei miei compiti.

Cito dal resoconto di ieri il senatore Calderoli: «A me sembra che voi abbiate veramente aperto il vaso di Pandora. Qui non si è studiato neanche l'incrocio tra il contenuto dei due provvedimenti. Ne abbiamo già parlato nella precedente occasione, ma desidero ricordare la questione un'altra volta, affinché resti agli atti dei lavori che hanno portato alla creazione di questo mostro».



Il senatore Di Maggio ha detto, sempre nella seduta di ieri: «Siamo l'unico Paese al mondo dove una riforma costituzionale, anziché partire dalle Aule del Parlamento, parte dal Governo. È l'unico caso al mondo». Airola invece: «Lo rammento per tutti: avrebbe dovuto imporre che l'esame fosse prima concluso in Commissione per far arrivare solo successivamente il testo in Assemblea, ma qui dobbiamo essere sempre succubi degli slogan e delle iniziative di unPremier, che si sta prendendo tutto il nostro Paese». «È incredibile che in trenta anni di vostri Governi ci ritroviamo a questo punto: a votare oggi questa emerita schifezza».

D'Alì è intervenuto dicendo: «Se dopo l'eventuale approvazione attraverso il referendum (...) e quindi dinanzi alla ratifica finale di questo disegno di legge, il Senato della Repubblica tuttora esistente, in limine mortis, dovesse per esempio, esitare una mozione di sfiducia, dato che la Costituzione non prevede più che il Senato possa sfiduciare il Governo, ella cosa farà, signor Presidente? Consentirà il dibattito su una mozione di sfiducia per espletare un compito del Senato non più previsto dalla Costituzione? Sicuramente si aprirebbe quantomeno un forte contenzioso costituzionale al riguardo.

E così per tante altre cose: per la formazione delle leggi, che non saranno più di competenza del Senato. Continueremo a farle, pur non essendo più previsto in Costituzione?»

Arrigoni: «Già, questa riforma rischia fortemente di portare il Paese in un pericoloso crinale. È antistorico insistere nel voler concentrare ogni scelta decisiva nelle mani di un potere centrale che presume di sapere meglio di tutti qual è il bene comune. Bisogna invece puntare sulla libertà, sulla responsabilità e sulla creatività delle persone, delle imprese, delle comunità, dei soggetti sociali e dei territori; dunque sul decentramento e sull'autonomia».



Petraglia: «L'Italicum consegna alla lista vincitrice delle elezioni un premio di maggioranza vergognoso, in base al quale, con il 40 per cento dei voti presi, qualunque sia il livello di partecipazione al voto dei cittadini, vengono assegnati il 54 per cento dei seggi o, meglio, una maggioranza schiacciante, che consegna il Parlamento nelle mani di un solo partito e di un solo uomo».

Contino a fare citazioni. Bulgarelli: «Autorevoli costituzionalisti hanno rilevato che il combinato tra il sistema elettorale e questa riscrittura mina le basi della democrazia e comporta seri e concreti rischi di deriva autoritaria. Chi vince le elezioni deve, sì, poter governare, ma non può avere il controllo di tutto».

Fattori: «Signor Presidente, ringrazio i pochi colleghi presenti». Era infatti notte fonda. «È normale che siamo pochi, perché ormai siamo alla dirittura finale di questa "schiforma"».

Molinari: «In questo ultimo passaggio non posso non ribadire a futura memoria quello che potrebbe scaturirne e spero veramente di non essere una Cassandra: sarà un nuovo Parlamento, che nulla avrà a che fare con il tanto decantato equilibrio racchiuso nel cosiddetto Senato delle autonomie locali, pur presente in altre democrazie, ma qualcosa che somiglierà - ahimè - al Senato voluto da Cesare».

Talvolta ho omesso di dire il titolo davanti al nome, ma ovviamente si tratta di senatori. Tarquinio: «Si tratta di una riforma che, senza offese, ho definito demenziale, che non risolve alcun problema, ma li aggrava; una riforma che offende il Senato, per quello che esso ha rappresentato in questo Paese dal 1948 in poi, che offende i personaggi che qui si sono succeduti, di ogni colore politico, le intelligenze e le culture di gente (...) che ha saputo vedere lontano e ha saputo mettere insieme posizioni, idealità e valori diversi, raggiungendo una sintesi per me eccezionale».

Amidei: «C'è una volontà, da parte della maggioranza di Governo, di lasciare il Senato in un limbo, senza dargli un compito ben preciso, né una allocazione a livello istituzionale. Si avrà un Senato non eletto, composto esclusivamente da consiglieri regionali - sappiamo che ci saranno anche 21 Sindaci - in cui continuerà a crescere il potere dei lobbisti territoriali e corporativi».

Comaroli: «Provare a fare una riforma seria era possibile e nemmeno era tanto difficile, visto che da vent'anni è maturata l'idea di modificare la Costituzione e che anche l'ultima riforma prevedeva, ad esempio, il contenimento dei costi e la riduzione di senatori e deputati. C'è quindi voglia di fare, però, proprio perché si tratta della riforma della Costituzione, essa deve essere valutata attentamente e condivisa, non decisa dal Governo».

Cito poi Bignami, nella seduta del 22 luglio del 2014: «Sappiamo molto bene che l'uguaglianza e la libertà sono, nella loro misura, i principali indicatori del grado di democrazia di una società. Sappiamo (...) che caratteristica fondamentale della forma democratica è il suffragio universale, che garantisce l'espressione di quell'uguaglianza e di quella libertà che ho citato poc'anzi. Primario e fondamentale nel volere dei Padri costituenti è il volere del popolo, che si esprime proprio con il suffragio universale.

Bene, cari senatori con le valigie, dovreste sapere che più il suffragio è vasto e più gli uomini sono liberi ed uguali. Dove sta finendo questo suffragio? Demolito insieme alla cancellazione di una delle due Camere pensate dai nostri Padri costituenti, e alla sua riduzione ad un circolino politico-culturale di sindaci e consiglieri, da blindare con l'immunità parlamentare. Perché poi si prevede l'immunità parlamentare per chi non è parlamentare?

Ci sentite? Ci state ascoltando? Non siamo tutti dello stesso partito, non siamo tutti della stessa parte; eppure stiamo dicendo tutti la stessa cosa. Qui abbiamo due punti di vista. Tutti, quelli qui citati ma anche altri (mi dispiace non poterli citare, ma questa mattina, alle ore 6, il Resoconto stenografico non era a disposizione), appartenenti a schieramenti politici diversi, abbiamo punti di vista differenti, ma affermiamo la stessa cosa. D'altra parte, alla mia destra siete tutti dalla stessa parte, a dire la medesima cosa. Mi chiedo, allora, chi delle due ha la maggiore possibilità di avere ragione. Lascio la risposta ai posteri.

La riforma doveva essere fatta da tutti, perché l'Italia è di tutti, perché la Costituzione è di tutti. Siamo in una democrazia, in uno Stato sociale, ricordiamocelo. Questo è quanto è stato affermato ieri per tutto il giorno. Oggi cosa c'era sui giornali? Di cosa parlano i media? Silenzio, niente, nessun titolo, nessuna prima pagina. (Applausi dal Gruppo Misto-MovX). Nessuno ci scrive mail al riguardo. Tutto è silenziato. Avete azzittito gli italiani mediaticamente facendo credere loro che la stepchild adoption sia il male del mondo. A che serve un figlio se non ho il lavoro? A che serve una famiglia se poi non saremo liberi? Qui vi è una battaglia da fare: la battaglia per la nostra libertà, per la libertà del pensiero, per la libertà di voto, per il rispetto di essere una minoranza.

Sottolineo la percezione di quanto sta succedendo ed altro: come può esserci un silenzio stampa su una questione che riguarda tutti? Rassegnati e sconfitti a questo potere. Di quale potere si tratta? Si tratta di un potere illegittimo, caro Renzi. Sei forse stato votato? A Roma si dice (anche se non sono una grande conoscitrice del dialetto): «ma chi t'ha votato?». È un potere accentratore: ogni tuo atto governativo cova nell'intimo questa cosa, cioè ha in seno la volontà di accentrare il potere, un potere che azzittisce. La Corte costituzionale ti ha vietato, ha vietato a questo Parlamento eletto con una legge elettorale con qualche problema, di non uscire dall'ordinario. E noi cosa facciamo? Facciamo una riforma costituzionale! La riforma costituzionale entra nell'ordinario? Questa è una domanda che pongo.

È un potere incosciente perché non si sa a chi potrebbe andare in mano. La storia purtroppo è magistra vitae. È un potere ormai - ahimè - senza controllo. È possibile che nessuno possa imporsi alle tue volontà?

Qual è il ruolo di noi senatori? Avere la funzione di garanzia e la funzione di controllo. Ebbene, le abbiamo già perse tutte. Le abbiamo perse da quando avete iniziato ad avallare ogni piccolo passo verso questo potere assoluto, ogni piccolo passo nella direzione di questo scempio.

Guardate i giornali che avrebbero dovuto titolare in prima pagina: oggi uccidiamo la democrazia, e invece non fanno cenno a tutto questo. (Applausi della senatrice De Pin).

Non voglio votare, non voglio avallare questo metodo scorretto, vorrei tanto evitare questo voto, eppure è uno dei miei compiti. È un metodo quello che lui utilizza, quello che ha forzato tutte le regole e in molti casi le ha anche spazzate via. Altro che Calamandrei! A questo punto voglio fare una battuta: "io ca me ne andrei".

Dove sei relatore? Batti un colpo. Qui non abbiamo il relatore. Qual è, infatti, lo scopo del relatore? È quello del mediatore; il relatore deve mediare tra il Governo e noi senatori. Ma in questo caso non c'è bisogno di mediatore perché lui ha confuso la parola "medio" con "centro", e questo è un problema di matematica molto profondo perché il mediatore non è un accentratore, comunque non si può pretendere anche questo. Abbiamo il mediatore del nulla, nessun relatore presente. Con tutto il rispetto e l'amicizia parlamentare che mi lega alla senatrice Finocchiaro, non posso che aborrire la scomoda posizione in cui si trova oggi.

Purtroppo si sa perché non si riesce più ad attrarre questo nostro Premier, perché, cara relatrice, i suoi pregi non hanno peso. Per lui essere intelligenti non serve. Per lui essere istruiti non conta e tantomeno conta essere un giurista con i fiocchi. Lei, cara relatrice fantasma, qui ha la posizione più scomoda.

Ormai è finita l'epoca dei Padri costituenti, ora inizia quella, per citare un mio collega, dei "padri prostituenti". È così che si sceglie il potere. È così che si accentra, togliendo potere, togliendo cariche, rimuovendo dissidenti, rimuovendo senatori dalle Commissioni per raggiungere la maggioranza, imbavagliando i pensanti e riempiendosi di cortigiani e cortigiane non dissenzienti.

Voglio azzardare e fare Cassandra: fra cinque anni, forse meno, ci troveremo a discutere la necessità di abolire un Senato ormai sedato, capace tuttavia di creare vera e propria confusione, anche perché potrà intervenire ancora sulla questione più importante della vita parlamentare (mi riferisco evidentemente alla riforma costituzionale). Potrà essere un Senato tutto dello stesso colore? Sì, potrà. Esiste la possibilità che il Senato abbia tutto lo stesso colore perché non è previsto nessun rispetto per le minoranze, non è previsto perché non è tra gli obiettivi del Premier il rispetto della minoranza. Questo è segno di governabilità? No, questo sarà qualcosa che gli si ritorcerà contro perché bisogna legiferare non per i propri interessi, pensando a cosa succederà a noi stessi, ma bisogna legiferare pensando a che cosa è giusto per tutti.

Ora voglio sorridere e condividere con tutti una mia meditazione, una mia osservazione sui ruoli, sui nomi e sul senso che si dà alle cose. Io sono, e chi mi conosce lo sa, una donna che lavora e che ha sempre lavorato e ritengo, visto che l'articolo 1 della nostra Costituzione lo prevede, che il lavoro sia fondante. Quindi ho rispetto per tutti i ruoli e tutti i lavori. Il senatore è un lavoro, come è un lavoro anche fare il sindaco, ed è un lavoro faticoso. Io non l'ho fatto ma sono stata vicino ad alcuni sindaci e so che è un lavoro veramente molto impegnativo. Anche fare il consigliare regionale è un lavoro. Infatti, grazie al mio ruolo, ho avuto l'occasione di conoscere molti consiglieri e ho visto che lavorano tanto, lavoriamo tutti e tre. Dire che il senatore da ora in poi lo farà il consigliere regionale e il sindaco, ontologicamente significa affermare che se uno di questi tre può fare il lavoro dell'altro, uno di questi non lavora perché di solito il lavoro è intiero e non si possono fare due lavori. Se sono consigliere regionale come potrò fare il senatore?

Qui si sta implicitamente affermando che il senatore non è un lavoro e, mi dispiace, questo non si può affermare. (Applausi della senatrice Bulgarelli).

Ci troveremo, quindi, come Cassandra, a discutere tra qualche anno di una legge elettorale che avrà definitivamente ucciso la rappresentanza; e ci lamenteremo, sì, come abbiamo sempre fatto (perché agli italiani piace lamentarsi), e diremo cose terribili tutti quanti, smentendo noi stessi, come spesso accade. Oggi, però, la maggioranza voterà questa porcheria.

Voglio dirlo come prima cosa: la riforma non è una risposta alla crisi della democrazia e della rappresentanza, al disorientamento dei partiti e della loro funzione storica; è il trionfo di questa crisi. Confondiamo sempre la causa con l'effetto. Avremmo dovuto lavorare sulla diffusione del potere e favorire la partecipazione politica dei cittadini e la centralità del Parlamento, mentre al contrario così la riforma porta la crisi alle estreme conseguenze.

Avremmo dovuto introdurre la democrazia diretta, non "diretta" verbo, alla Grillo, ma "diretta" aggettivo, alla podemos.

Ormai sarà troppo tardi e qui mi faccio Cassandra di nuovo. Voglio citare - anzi, la conoscete tutti, quindi la lascio agli atti - la famosa poesia Bertold Brecht. La cito in parte: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento (...). Poi vennero a prendere gli ebrei (...). «Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare». Ecco, io non voglio essere questa, voglio protestare prima.

Non è fuori tema. No. Chi pensa che questo malefico accentramento dei poteri non sia casuale si sbaglia. Chi pensa che sia possibile tornare indietro da domani si sbaglia. Domani sarà tardi, domani il puzzlesarà composto, una tela intessuta con una maestria lodevole (è questa l'unica lode che faccio a Renzi).

Obiettivo non è il bene del Paese, obiettivo non è il bene comune; obiettivo è quello di lasciarci immobili, impotenti ed esautorati da ogni forma di controllo e garanzia. La mano destra non sa cosa fa la sinistra e nel suo caso, l'emisfero sinistro non sa quello che fa quello destro. Qui siamo di fronte ad un apparente gioco schizofrenico, un gioco bipolare che punta sempre nella direzione dell'accentramento del potere. Tutto sarà in suo potere.

Fate un voto riformista? Nel senso che votate le riforme, ma ne state facendo anche conservatore, nel senso che vi state conservando il vostro posto.


PRESIDENTE. Concluda, prego.


BIGNAMI (Misto-MovX). Ho finito, è l'ultima frase. Ma fintanto che noi non prendiamo coscienza che possiamo dire di no, fintanto che non prendiamo tutti insieme il coraggio di dire di no, lui e i suoi "renzi-caronti" faranno leva sulle nostre debolezze, faranno leva sulle nostre fragilità, faranno leva su tutti i mezzi diabolici che avranno a disposizione.

È arrivato il momento di far capire che questa Aula può ancora, questa Aula tutta insieme si può riprendere la sua dignità, tutta questa Aula può dire di no a questa nuova riforma.

Io voterò no ed è qui anche la mia dichiarazione di voto. Altrimenti abbiate il coraggio, a tutte mani, e sostituite il termine democrazia con quello di oligarchia. Fate bene il vostro lavoro: votate e siate fieri di aver ridotto il Senato ad un manipolo di burattini. (Applausi delle senatrici De Pin e Bulgarelli).

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