E’ opinione diffusa che la
democrazia attuale non accontenti più gli animi degli onesti e che attraverso
di essa cerchi di privilegiare gli interessi dei più avidi e prepotenti. Nelle elezioni trionfa il denaro, il favore,
la cooptazione e l’inganno. Ogni ideale svanisce.
I partiti non esistono più ma si sono trasformati in gruppi clientelari e strumenti di potere estranei ai bisogni dei cittadini.
I partiti non esistono più ma si sono trasformati in gruppi clientelari e strumenti di potere estranei ai bisogni dei cittadini.
Si tratta di un ritratto troppo
impietoso o è la realtà a cui assistiamo quotidianamente?
E’ pur vero che oggi la politica manca di concretezza, ossia senza idee, senza leader preparati politicamente, senza capacità di suscitare speranze ma al contrario moltiplicando ogni giorno disaffezione e diffidenza.
Possiamo ancora affermare che la
democrazia oggi sia in grado di esprimere, senza stravolgimenti e manipolazioni
l’autentica volontà collettiva, sia cioè in grado di incarnare il principio
supremo alla base dell’idea democratica di sovranità popolare?
Aldo Schiavone, studioso di
diritto romano e docente presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (di cui è
stato fondatore e direttore) rileva l’esistenza di una sfasatura tra i tempi
della politica ed i tempi di formazione dell’opinione pubblica, fra il tempo
delle domande e dei bisogni e quello delle risposte e delle decisioni.
Il ragionamento di Schiavone
conduce verso l’obiettivo di una radicale riforma istituzionale che riporti “lo
scettro nelle mani del popolo”. Il concetto di “crisi della rappresentanza”
testimonia il crollo di quel modello che presuppone la possibilità di
costituire la volontà comune di tutti i membri tramite una delega bianca
conferita dagli associati ad un unico individuo. La democrazia positiva,
caratterizzata dalla partecipazione dei cittadini al potere, cede il passo ad
una democrazia negativa di difesa dei cittadini dal potere.
Purtroppo la continua
degenerazione della politica ha trasformato il cittadino attivo in un mero
consumatore che assiste passivamente a dibattiti politici a lui del tutto
estranei, nel quale il suo unico ruolo è comprare, al momento del voto,
l’offerta più allettante proposta dai partiti.
Questi si riducono ad essere mere agenzie elettorali all’interno delle quali il ruolo degli iscritti si limita a celebrare il leader di turno.
Questi si riducono ad essere mere agenzie elettorali all’interno delle quali il ruolo degli iscritti si limita a celebrare il leader di turno.
Il modello di Lees-Marshment
spiega bene questo fenomeno inquadrandolo in un sistema più articolato e
complesso di ciò che è diventata la personalizzazione della politica e di ciò
che è il cosiddetto Marketing Politico.
Tra i tre modelli possibili spunta
oramai come vincente il modello MOP, cioè il modello di una organizzazione
orientata alla vendita, “Market Oriented Party”. Prima si studia il cliente e
poi gli si costruisce un prodotto su misura!
Nell’evoluzione dei partiti
politici i mezzi si sono confusi con i fini: oggi i partiti sono interessati
soltanto a vincere le elezioni mentre la vittoria sui “rivali “dovrebbe essere
un passaggio e non costituire l’ultimo proposito.
Tutto ciò ha provocato un effetto
devastante sull’elettorato, la cosiddetta antipolitica. Il grado di fiducia dei
cittadini verso le istituzioni nazionali ha raggiunto ormai livelli minimi,
basti pensare che i partiti sono a fondo alla classifica Eurispes del 2013 con
un gradimento percepito nel 2006 pari all'11%, sceso poi al 5,6 % nel 2012 e al
5% nel 2013 minimo storico.
C’è un sentimento di sfiducia dei
cittadini nei confronti del mondo politico, manifestante il fenomeno
dell’astensionismo alimentato dalla percezione comune che i politici vivono in
un altro pianeta lontano e migliore rispetto al nostro creando così un solco
tra rappresentati e rappresentanti.
Un altro fenomeno che spesso si accompagna alla crisi della democrazia, oltre alla crescente apatia, è il populismo.
Il populismo è un fenomeno
vecchio, legato ad un particolare concetto di rappresentanza. Leader populisti
presumono di saper interpretare i bisogni ed i desideri del popolo affermando
ciò che la gente spesso vorrebbe sentire giocando un doppio ruolo: da un lato la
pretesa di essere “uno del popolo”, dall’altro la proposta di soluzioni
semplici in questioni talvolta molto complesse.
Il populista per avvalorare le sue tesi spesso compare in televisione, sui social media, senza trascurare i “bagni di folla”, ma mantenendo immutata l’identificazione immediata del leader con le masse e l’offerta di ogni tipo di promessa purché di alto gradimento.
Si potrebbe quindi affermare che l’antipolitica è la perdita di fiducia nella capacità della politica di risolvere i problemi sociali mentre il populismo è il suo esatto contrario in quanto promette tutto a tutti. Il populismo inoltre è per lo più associato a posizioni di destra, di conservazione dell’ordine sociale, mentre l’antipolitica è fenomeno tanto di destra quanto di sinistra.
Se la partecipazione elettorale è
calata e la disaffezione della politica è aumentata, sono però emerse altre
forme di partecipazione che è forse difficile classificare come immediatamente
politiche ma che ciononostante sono di aiuto alla democrazia. E’ questo l’ampio
mondo della mobilitazione sociale in favore dei grandi problemi mondiali:
diritti umani, ambiente, pace ma anche attorno ai piccoli problemi di tutti i
giorni, quali l’offerta di posti negli asili, i trasporti per i pendolari, le
strade dissestate.
I cittadini non solo devono stimolare e pungolare i propri rappresentanti e governanti all’azione, ma anche se possibile controllare, criticare e, se necessario, sanzionarne l’operato. Come attuare tutto ciò?
I cittadini non solo devono stimolare e pungolare i propri rappresentanti e governanti all’azione, ma anche se possibile controllare, criticare e, se necessario, sanzionarne l’operato. Come attuare tutto ciò?
Uno dei modi classici in cui i
cittadini possono esercitare entrambe queste funzioni è attraverso la
mobilitazione sociale, spesso a livello locale.
Il fenomeno dei movimenti è ormai
una realtà consolidata nel panorama sociale dei giorni nostri. Trattasi per lo
più di movimenti che si oppongono alla realizzazione di opere pubbliche
(strade, ferrovie, aeroporti, inceneritori, ecc.…) per motivi per lo più ambientalisti.
Sono note le mobilitazioni contro la realizzazione del treno ad alta velocità
in Val di Susa (TAV), contro l’ampliamento dell’aeroporto militare americano
Dal Molin a Vicenza e così via.
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Considerazioni su M5S. (scritte antecedentemente l'alleanza con la LEGA).
Giampaolo Sablich
Progetto Per
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Considerazioni su M5S. (scritte antecedentemente l'alleanza con la LEGA).
All’inizio del 2018, in vista
delle elezioni nazionali, lo statuto del Movimento 5 Stelle ha subito un’altra
modifica dove la struttura di partito verticista si è ulteriormente
consolidata, in cui gli eletti dovranno chiedere sempre allo staff della
comunicazione il consenso alle interviste politiche e le liste subiscono il
vaglio definitivo dei capipartito e la scelta dei candidati di spicco.
Ciò che quindi si presentava come
un'utopia democratica, di democrazia diretta, e che Beppe Grillo in moltissime
occasioni aveva sbandierato come principio fondamentale del Movimento 5 Stelle,
si è trasformato in un classico partito fortemente autocratico, che ha fatto
della rete uno strumento di propaganda
esasperata e di persecuzione mediatica del dissenso.
L'involuzione del Movimento 5
Stelle preannuncia quindi una possibile distopia politica (termine coniato come
contrario di utopia, soprattutto in riferimento alla rappresentazione di una
società fittizia specie dal punto di vista democratico) qualora un giorno
dovesse raggiungere il controllo e governo assoluto delle istituzioni nel
2018.
Se tale prospettiva dovesse
verificarsi potremmo quindi considerare l’evoluzione del Movimento 5 Stelle
come una “evoluzione populista negativa” che tramite l’utilizzo serrato della
rete ha raggiunto il potere.
Alle elezioni nazionali del marzo
del 2018 (momento della stesura finale di questa tesi), la legge elettorale
vigente non ha consentito la completa vittoria del Movimento 5 Stelle che da
solo ha ottenuto il notevole del 32% (CDX 37% CSX 23%) ma non ha raggiunto la
quota del 40% che avrebbe consentito la maggioranza assoluta alle Camere.
Questa “evoluzione populista
negativa” è stata quindi per ora interrotta e lascia presumere, vista la
necessità di alleanze, due differenti alternative.
La prima è quella di una
stabilizzazione di governo di M5S che, abbandonato l’aspetto anti-casta e
populista, dovrà confrontarsi con un alleato non previsto e mediare con i
contenuti ideologici di quest’ultimo, assuefandosi e inserendosi a pieno titolo
nell’establishment classico dei partiti e rinnegando la propria integrità
politica utilizzata in passato come vessillo, con l’aggiunta di tutte le
difficoltà della fase di delivery di un partito MOP.
La seconda è quella di rimanere
all’opposizione e di continuare, seppur con l’onta di non aver saputo cogliere
l’occasione di governo, nella crescita evolutiva populista negativa, ben molto
più ardua del passato.
Giampaolo Sablich
Progetto Per
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