venerdì 19 dicembre 2014

Intervento della sen. Bignami (Movimento X) su Legge di Stabilità 18.12....


 
 
BIGNAMI (Misto-MovX). Signor Presidente onorevoli colleghi, la legge di stabilità che stiamo esaminando è lontana anni luce da quella che vorrei. In quello che pure si vorrebbe essere uno Stato sociale, il welfare, l'assistenza ai più deboli, ai poveri, gli interventi per l'inclusione sociale restano proclami del Governo che non trovano spazio, o lo trovano solo a fatica, tra le misure contenute in questa legge. Manca una visione di insieme coraggiosa che ci faccia uscire dalla fase di recessione che stiamo vivendo.

Basta con i tagli lineari e senza senso. Basta agli interventi tampone, provvisori, di emergenza, mossi da logiche compassionevoli più che dalla presa in carico di un problema e dalla ricerca di soluzioni a lungo termine. Ma è possibile che non riusciate a fare di più? Non vedo piani industriali, non vedo marketing, ma solo «marketting». (Applausi dei senatori Bulgarelli e Consiglio).


È una manovra priva di alcun intervento strutturale, coperta da presunti tagli di spesa che, se non si attueranno, faranno scattare le cosiddette clausole di salvaguardia, che prevedono l'aumento dell'IVA al 25,5 per cento e una maggiorazione consistente dell'accisa sulla benzina.

Questa manovra in alcuni casi illude (ma sarebbe meglio dire beffa) il lavoratore, come nel caso in cui gli riconosce la facoltà di ottenere mensilmente per tre anni dal prossimo gennaio una quota di TFR maturato, ma tassata con un'aliquota maggiore. È solo uno stratagemma per assicurare allo Stato entrate immediate o si rischierà di compromettere i fondi pensione e la previdenza integrativa?

Il maggior reddito derivante dall'anticipo di una parte del TFR farà aumentare il livello ISEE del lavoratore, facendo venir meno le agevolazioni per la famiglia: dalle mense scolastiche, alle tasse universitarie, agli asili nido. È una trappola. Non è sicuramente questa una misura che farà ripartire l'economia; al contrario, si tratta di un'operazione finanziaria rischiosa anche per le piccole e medie imprese, che dovranno contare su una fonte di credito in meno e saranno molto probabilmente costrette a chiedere finanziamenti e ad indebitarsi per poter soddisfare le richieste dei lavoratori, sempre a vantaggio delle banche.

Un'altra disposizione propagandistica e non risolutiva contenuta nella legge di stabilità è il bonus bebè, per il quale sono stati stanziati 202 milioni di euro per il 2015, 607 milioni di euro per il 2016 e 1.012 milioni di euro per il 2017: 1.800 milioni per i prossimi tre anni. Quante case popolari e asili potremmo costituire con queste risorse?

Non dimentichiamo che in Italia oggi vivono 6 milioni di poveri, secondo i dati ISTAT, tra cui 1,5 milioni di minori, costretti a rivolgersi alle mense di carità per avere un piatto caldo. Chi è qui il populista? Il numero di coloro che non riescono ad acquistare beni e servizi per condurre una vita dignitosa è in aumento e peggiora soprattutto la condizione delle famiglie con quattro, cinque o più componenti. A costoro non serve il bonus bebè, né la social card, tantomeno l'anticipo del TFR in busta paga, o i famosi 80 euro: a loro occorrono beni di prima necessità.

Avete un'idea di quanti italiani si sono visti tagliare la luce e togliere il riscaldamento negli ultimi mesi? Ma il Governo in questa legge di stabilità aveva dimenticato persino di destinare risorse al Fondo nazionale per gli indigenti. Con un emendamento in Commissione bilancio del Senato sono stati trovati 8 milioni di euro, ma lo scorso anno erano 10 milioni di euro; ma come, gli indigenti aumentano e le risorse diminuiscono? Quali sono i criteri? Quelli della logica? Renzi, non mi incanti, ti valuto dai fatti e qui vieni meno.

Le risposte offerte dal Governo per l'inclusione sociale restano tardive e insufficienti. Grazie ad un emendamento approvato in Commissione (non so se presente nel maxiemendamento perché non l'ha visto nessuno) sono state attribuite competenze all'INAIL in materia di reinserimento e di integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro, ma sarebbe anche necessario condurre un'indagine conoscitiva per capire se e come viene data attuazione alle normative in materia di inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. Sono mesi che ho presentato tale proposta alla Commissione lavoro del Senato, ma non ho mai ricevuto una risposta.

Il tema dell'inclusione sociale, che a noi sta particolarmente a cuore, non sembra essere tra le priorità dell'agenda di questo Governo. Non dimentichiamo poi la doccia fredda che il premier Renzi aveva riservato ai malati di SLA e ai disabili in generale, con il famoso taglio di 100 milioni di euro al Fondo per le non autosufficienze e di 17 milioni di euro al Fondo per le politiche sociali. Dopo le proteste delle associazioni dei disabili e grazie alla caparbietà di tanti parlamentari sono state trovate le risorse per la SLA, ma non quelle tolte al Fondo per le politiche sociali, necessarie per garantire l'inclusione di soggetti in difficoltà, quali ad esempio disabili, anziani e tossicodipendenti. Il Governo deve comprendere che la spesa in questi settori rappresenta in realtà un risparmio per lo Stato. Questa è la nostra idea di welfare.

Il problema fondamentale non è quello di stanziare nuove risorse, ma quello di gestirle diversamente, con più rigore e trasparenza.

In tema di immigrazione abbiamo presentato un emendamento e un ordine del giorno che prevedono che siano sottoposte obbligatoriamente al controllo del Ministero dell'interno sia la destinazione sia la gestione delle risorse stanziate per fronteggiare questa emergenza. Migranti che sfuggono dalle terre di origine segnate da guerre e massacri, giunti in Italia, anziché ricevere accoglienza adeguata trovano chi specula sulla loro pelle. Le inchieste della magistratura stanno facendo emergere molti lati oscuri nella gestione dell'emergenza immigrazione. Su una questione tanto delicata occorre una seria azione di controllo da parte del Governo.

Altro settore che richiede un maggiore controllo a livello centrale è quello relativo ai contratti sui derivati della pubblica amministrazione. Su questo tema abbiamo presentato sia un emendamento sia un ordine del giorno, per censire tutti i derivati sottoscritti dalle pubbliche amministrazioni centrali e dagli enti locali, classificandoli in base alla tipologia ed indicando gli istituti finanziari coinvolti nelle operazioni, coinvolgendo anche la CONSOB nell'azione di verifica sui contratti stipulati.

Queste le mie proposte; questa è la tua carta straccia. Queste le mie proposte, ragionevoli e coperte; queste sono le tue risposte. È necessario ed urgente un cambio di rotta. Mentre la grande finanza gioca con i computer, traducendo il gioco d'azzardo in prodotti finanziari derivati e fermentanti sulle spalle della gente e delle amministrazioni comunali, le imprese devono vedersela con la cassa integrazione e la disoccupazione e gli enti locali con le nuove emergenze. Occorrono scelte politiche coraggiose e non tagli lineari, che danneggiano solo le realtà virtuose.

Mentre i plutocrati sorridenti si arricchiscono di continuo, i lavoratori e le piccole e medie imprese, ormai in via di estinzione, viste ormai come il dodo, non riescono ad arrivare a fine mese o a pagare per tempo i contributi fiscali. Le famiglie vengono travolte dalla speranza di riscatto dell'utopia del gioco d'azzardo, presente ovunque, su cui lo Stato fa cassa, ignorandone le conseguenze catastrofiche a lungo termine. Il rapporto tra gli stipendi minimi e massimi è arrivato ormai a cifre impronunciabili.

L'articolo 54 della Costituzione viene improrogabilmente dopo il 53. La fedeltà alla Repubblica ed il dovere di rispettare le leggi (dovere espresso dall'articolo 54, di cui la seconda parte è già quotidianamente oltraggiata) vacilla di fronte alle iniquità commesse in spregio all'articolo 53.

Non abbiamo mai sentito la parola «patrimoniale», ma molto abbiamo sentito le parole «articolo 18» che, tanto per restare in tema di Costituzione, ne sbeffeggiano il diritto espresso all'articolo 1. Non abbiamo mai sentito nulla sull'8 per mille, ma ci sono stati negati interventi a favore delle piccole e medie imprese, a vantaggio delle banche che traggono profitti inaccettabili sulle transazioni dei POS.

Caro presidente Renzi, hai dato il colpo di grazia a quello che era rimasto di una sinistra disunita, frammentata e obsoleta, ma hai rottamato l'unica auto che avevi e sei salito su di un cavallo che ha un altro cavaliere: la destra!

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