giovedì 27 marzo 2014

Intervento in Aula della senatrice Bignami sul decreto recante il rientro dei capitali dall'estero

Senato della Repubblica
 
 
 
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritta a parlare la senatrice Bignami. Ne ha facoltà.

BIGNAMI (Misto). Signor presidente, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire appare profondamente disomogeneo, come si evince già dal titolo.
Tutto ciò è in contrasto con la legge n. 400 del 1998 che stabilisce che i decreti-legge: «devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo» e con la più recente sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale che invita il legislatore a produrre provvedimenti aventi carattere unitario.
Desidero innanzitutto esprimere dissenso per i tempi troppo esigui lasciati al Senato per l'esame del decreto-legge la cui discussione è iniziata presso la Camera dei deputati un mese dopo la presentazione del provvedimento da parte dell'Esecutivo. In questo modo è stata ancora una volta svilita l'attività parlamentare di noi senatori.
Siamo favorevoli allo stralcio, attuato dalla Camera dei deputati, dell'articolo 1 relativo al rientro dei capitali dall'estero in quanto le misure previste nel decreto-legge non erano di facile applicazione. La materia richiede uno studio complesso e approfondito che concordo, e concordiamo, sia opportuno rimandare ad altra sede.
Nel complesso, il provvedimento, seppure nella sua disomogeneità, contiene misure condivisibili che vanno ad aiutare le famiglie e le imprese.

In particolare l'articolo 2, commi 1 e 2, provvede ad abrogare la clausola di salvaguardia contenuta nella legge di stabilità 2014 finalizzata alla copertura economica di una parte del provvedimento attraverso il riordino delle agevolazioni tributarie, di taluni crediti d'imposta e l'aumento di tariffe e prelievi.
Il comma 3 dell'articolo 2 prevede il differimento del pagamento dei premi assicurativi INAIL che da febbraio slittano alla metà di maggio. Questa misura consente alle imprese di beneficiare immediatamente del taglio al cuneo fiscale previsto dalla legge di stabilità 2014.
Desta, invece, notevoli perplessità il comma 4 dell'articolo 2. Il Governo, temendo di dovere restituire la tassa di concessione governativa che incassa dal 2003, è corso ai ripari, inserendo nel decreto una norma di interpretazione autentica che estende l'applicabilità della tassa ai contratti di abbonamento per la telefonia cellulare: la tassa sui telefonini è applicata nella misura di 5,16 euro al mese sugli abbonamenti delle persone fisiche e di 12,91 euro su quelli delle imprese. Sulla questione si registra un acceso dibattito in dottrina e una giurisprudenza instabile. Alla fine del 2012 la Corte di cassazione aveva riconosciuto la tassabilità dei contratti di abbonamento dei telefonini, ma la Sezione tributaria della Cassazione, con ordinanza del 17 maggio 2013, orientandosi verso l'inapplicabilità della tassa, ha rimesso alle Sezioni unite la questione della legittimità dell'applicazione, che ancora non si sono espresse sulla questione. L'applicazione di questa misura appare come un'ennesima vessazione nei confronti dei cittadini e una violazione dei principi recati dallo Statuto del contribuente.
Condividiamo l'urgenza delle norme in materia di adempimenti tributari e contributivi in favore delle aree colpite da alluvione nei mesi scorsi. Ben vengano tali interventi, ma siamo consapevoli che rappresentano solo un piccolo passo per porre rimedio ai drammatici eventi di natura atmosferica e sismica che hanno colpito il nostro Paese di recente, mettendo in ginocchio cittadini ed imprese.
Ritengo quanto mai opportuno prevedere al più presto la creazione di un fondo nazionale per fronteggiare le calamità che ogni anno colpiscono l'Italia. È necessario un intervento strutturale con una legge quadro specifica. Il nostro Paese deve dotarsi di un sistema di prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici, occorre finanziare interventi che potrebbero creare posti di lavoro, e che avrebbero dei costi sicuramente inferiori rispetto a quelli necessari per avviare la ricostruzione dopo le calamità che di volta in volta si presentano.
In Italia, purtroppo, paghiamo per la mancanza di una cultura della prevenzione; se invece si investisse nella messa in sicurezza preventiva dei nostri territori, potremmo evitare danni irreparabili e consentire allo Stato un notevole risparmio economico. (Applausi dal Gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Serra. Ne ha facoltà.

SERRA (M5S). Signor Presidente, dopo la bocciatura alla Camera dell'emendamento che procrastinava i termini per gli adempimenti fiscali e che prevedeva finanziamenti agevolati fino a 90 milioni di euro in favore delle popolazioni sarde colpite dall'alluvione del 18 novembre 2013, diventa difficile comprendere le reali intenzioni del Governo. Ciò che è certo è che la Sardegna e i sardi non possono stare ad aspettare: occorrono, infatti, aiuti concreti e immediati, quanto meno per finanziare gli interventi più urgenti.
Con il nostro emendamento volevamo semplicemente che alla Sardegna fosse data la possibilità di usufruire di quel finanziamento di 90 milioni di euro, come previsto nel primo decreto salva Roma. Vedere accolto un emendamento così importante, benché non risolutivo, sarebbe stata comunque un'occasione per riottenere indietro parte della dignità sottratta da tempo immemore ad una terra tanto bella quanto dilaniata dall'indifferenza, dall'incuria e dallo sfruttamento atavico. Quanto accaduto denota, infatti, oltre all'incuria e all'indifferenza, una forma di disprezzo verso i sardi, le loro imprese e le loro famiglie, flagellate dall'alluvione e da numerosi morti che non possiamo scordare.
Genera un sorriso amaro sapere che la bocciatura della proposta emendativa sia legata alla mancanza di copertura finanziaria. A fronte di oltre 600 milioni di euro di danni accertati, si è riusciti a strappare la promessa di ottenerne solo 90 milioni da parte di un Governo che ha solo cambiato maglia senza cambiar faccia. Se poi si scende nel merito, quasi nessun sardo ha beneficiato della sospensione per il pagamento dei tributi, anche a causa dell'opacità della normativa per ciò che riguarda le scadenze e, comunque, limitata ad un solo mese di versamenti. Non è chiaro, inoltre, perché i circa 90 milioni di euro devoluti per il finanziamento ai partiti siano stati trovati. E per la Sardegna?
Anche il provvedimento in materia di Città metropolitane, pensato per ridurre i costi della politica e rendere più efficiente e trasparente il sistema istituzionale, a giudizio della Corte dei conti non solo non farà risparmiare lo Stato, ma comporterà un aumento dei costi, e parliamo di cifre ben più consistenti di 90 milioni di euro.
I fondi per la Sardegna non si trovano o non ci devono essere: come dobbiamo lavorare per poter fare in modo che questo non sia un ulteriore e continuo dimenticarsi di un popolo che è stato colpito da un'alluvione a seguito della quale tante persone hanno perso tutto? (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Candiani).