Riproponiamo il discorso di Laura.
Il partito del simbolo non esiste più ma il discorso e soprattutto la figura di Nelson Mandela non va dimenticata.
Cittadini Senatori.
Mi tocca l’onore e il piacere immenso di poter commemorare in questa sala un eroe dell’umanità, che si aggiunge all’olimpo di coloro che hanno speso e sacrificato la propria vita, affinchè l’uguaglianza della “creatura umana“ fosse giustamente riconosciuta in un paese tormentato dal razzismo e dalla discriminazione razziale.
Qualunque parola, di fronte ad una vita spesa in un
tale sacrificio per i propri ideali, ma ancor più, per degli ideali eterni ed
imprescindibili, sarebbe insufficiente.
Dovremmo,
per come la nostra cultura ci invita, metterci tutti in accorato silenzio e in
laica e religiosa preghiera, per il saluto ad un uomo che si è rivelato così
importante e così esemplare per l’umanità intera, ringraziando “qualunque Dio
esista”, come scritto nella poesia da lui tanto amata e recitata spesso, in
carcere.
“Oltre questo luogo d'ira e
lacrime, Incombe il solo Orrore delle ombre.”
Ma
dal silenzio, “dal profondo della notte che lo avvolgeva, nera come un pozzo da
un polo all’altro”, è scaturito il tratto determinante e fondamentale della sua
vita, che dal silenzio e dall’isolamento più profondo ha urlato giustizia ed
eguaglianza per 27 anni, fino al raggiungimento dell’obbiettivo preposto.
Non
sono le parole, seppure elevatissime e pregevoli, che ne hanno determinato la
grandezza. Sono i fatti.
I
fatti nascono dalle azioni e le azioni nascono dalla volontà, dai sogni e dai
pensieri che si fanno realtà.
Si,
i fatti nascono anche dai sogni, che seppur rinchiusi in un carcere, possono
diventare realtà, perché i sogni sono liberi, non relegabili.
Ma
la società delle differenze non é morta, è ancora tra noi, è ancora nostra.
La
società delle differenze e degli extra è appena fuori dalla porta di casa, oltre
il nostro praticello, nel vicino di casa, in classe con nostro figlio o ad un
semaforo con una mano tesa o, per finire, dietro un capannone a cucire vestiti.
Ancora
oggi, moltissime forme di razzismo e di omofobia scuotono la nostra società,
alimentate dalla paura del diverso, dalla paura di ciò che arriva da lontano e
che no n comprendiamo.
L’emarginazione e la povertà che
ne conseguono facilitano lo sfruttamento del diverso, la ghettizzazione e la
produzione di violenza.
Per
combattere ciò, non serve solo l’azione di un governo.
Per
combattere ciò, serve il rifiuto dell’omissione e dell’indifferenza: i mali più
grossi che colpiscono la nostra società. Occorre vincere l’egoismo e
l’ipocrisia che la pervadono.
Non
riempiamoci la bocca di tante belle parole quando poi non siamo capaci di
rinunciare a qualcosa di nostro per aiutare chi ha gli stessi nostri diritti.
Il governo dal canto suo
deve, oltre a combattere le disuguaglianze, forte dell’Art. 3 della nostra
grande carta costituzionale, garantire altre nobili uguaglianze, quelle del
lavoro e quelle del reddito.
Compito
della Repubblica è quindi contrastare i nuovi apartheid del lavoro discriminante
e della sperequazione del reddito.
Queste sono le differenze che dobbiamo abbattere, queste sono i nuovi “apartheid” che dobbiamo vincere.
Ma
la realtà è anche la Globalizzazione. “Parola” nata per descrivere
avvicinamento e condivisione, ma trasformatasi, come tante altre parole e opere,
nate con spirito unificatore, in spirito
di sfruttamento globale e di amplificazione delle disuguaglianze.
La
globalizzazione spietata, che oggi si ispira solo a principi economici e non a
principi di solidarietà ed uguaglianza, è povera di eroi di questo calibro.
La
disuguaglianza è causa e conseguenza del fallimento del sistema politico
che accresce lo squilibrio economico e,
come un cane che si morde la coda, porta ad una sua crescita continua.
L’1% degli individui della
terra detiene il 40% delle ricchezze mondiali. Questo è il nuovo apartheid!
E’
questa è la lotta dei nuovi Madiba, quelli che chiedono la globalizzazione
umanitaria, chiusi nelle carceri dalle nuove ideologie economiche, propinate da
quell’1% che ci vuole convincere che un altro mondo alternativo non sia
possibile.
Vi invito, miei Senatori, a
tornare, come recita la poesia, “Padroni del nostro destino, capitani della
nostra anima” e a non arrendervi di fronte alle logiche degli egoismi personali
e del potere, a non chinare il capo di fronte ai “superiori”, ma a lavorare per
coloro che sono poveri, per coloro che hanno bisogno , per coloro che sono “diversi”.
Vi invito a lavorare, così
come ha fatto Mandela, “non importa quanto stretto sia il passaggio”.
Come lui diceva: “un
vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”.
Un eroe al di sopra della
propria vita e dei propri affetti, un eroe che all’ultimo è tornato nel
silenzio dell’umanità, che non ha mai abbandonato, come uomo vero.
“La minaccia degli anni è
sconfitta.” La sua “anima invincibile” ora.. ha vinto.
Vi invito a lavorare per il
popolo tutto, e non per le sole folle!
“ E’ giunta l’ora di guarire .
E’ arrivato il momento di colmare l’abisso che ci divide.
E’ tempo di costruire.”
E noi, in tutto questo, come Mandela chiedeva, non ci tireremo indietro.
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